Agricoltura sostenibile


Quando l’agricoltura diventa Sostenibile, i benefici sono per tutti e soprattutto per l’Ambiente

Siamo alla fine della stagione agricola 2021 e stiamo già iniziando a programmare la nuova campagna, ipotizzando cosa coltivare e come farlo.
La complessità del sistema agricolo impone di considerare un numero significativo di variabili che, direttamente e indirettamente, influenzano i risultati dell’agricoltura e dell’ambiente in termini di efficienza e sostenibilità.
Tra le variabili da considerare, le lavorazioni del suolo hanno un ruolo importante; infatti, negli ultimi decenni l’agricoltura è stata caratterizzata dall’utilizzo sempre più intensivo del suolo (lavorazioni caratterizzate da consumi energetici importanti, da una mineralizzazione importante della sostanza organica e da un aumento dell’erosione del suolo) e da una semplificazione spinta dei sistemi colturali. Questo modello di agricoltura è stato definito Convenzionale, dove la preparazione del terreno per le semine, comprendeva l’aratura e una serie di successive lavorazioni complementari di affinamento che alterano e disturbano fortemente l’attività biologica del suolo e sono causa di emissioni di gas climalteranti.
In questi ultimi tre anni BF ha intrapreso la strada dell’Agricoltura Conservativa (Progetto Agroecologia), all’interno della quale troviamo la riduzione delle lavorazioni del suolo.
Lo scopo della riduzione delle lavorazioni consiste nel limitare il più possibile il disturbo del suolo, senza invertire mai gli strati, e di favorire l’incorporazione della sostanza organica, migliorandone qualità, quantità e distribuzione lungo il profilo del suolo.
La diminuzione dell’intensità e della profondità delle lavorazioni determina una maggiore protezione fisica della sostanza organica che riduce la sua ossidazione (mineralizzazione). La riduzione delle lavorazioni riduce i consumi di carburante e le conseguenti emissioni di gas ad effetto serra.
Questo nuovo approccio di lavorazione del terreno, possiamo suddividerlo tra:
 

  • Lavorazione ridotta
  • Minima lavorazione
  • Vertical tillage
  • Lavorazioni a strisce (strip tillage)

Lavorazione ridotta:
Questo sistema di lavorazione comprende tecniche di preparazione del terreno che non prevedono più l’aratura e consentono di ridurre il numero/l’intensità delle lavorazioni rispetto alla pratica convenzionale, eliminando il rivoltamento degli strati profondi.

Minima lavorazione:
Tecnica che prevede la lavorazione del terreno a profondità molto limitata da permettere di ottenere con uno/due passaggi di macchina un letto di semina soddisfacente. Consideriamo lavorazioni minime, tutte quelle operazioni eseguite a profondità massima di 20 cm con attrezzi portati, semi-portati o trainati dotati di organi lavoranti non mossi dalla presa di potenza.
La lavorazione va inoltre eseguita in modo tale che i residui colturali rimangano in parte visibili sul terreno, coprendo almeno il 30% della superficie.

Vertical tillage:
Tecnica che consiste nel lavorare il terreno molto superficialmente (circa 3-5 cm) con attrezzi dotati di dischi verticali senza inclinazione rispetto alla direzione di avanzamento, che per la conformazione e disposizione degli organi lavoranti non spostano e non rimescolano il suolo. Grazie all’elevata velocità di avanzamento e alla limitata profondità di lavoro, i residui colturali restano pressoché integralmente in superficie. Questa pratica ha come obiettivi quello di tagliare i residui colturali e permettono un loro facile allontanamento dalla linea di semina, che si riscalderà maggiormente.

Lavorazione a strisce (strip tillage):
Tecnica che prevede di lavorare il terreno in “strisce” all’interno delle quali avverrà la semina. La larghezza delle strisce non dovrebbe eccedere i 15-20 cm e la profondità di lavorazione a 15 cm. Nell’insieme le strisce dovrebbero interessare una percentuale dal 25-33 % della superficie, così che sulla rimanente porzione di suolo permangano tutti i residui colturali.
 







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